REPORTAGE, FOTO, VIDEO, PUNTINE, SFREGI, CROCI, CORTEO E FUMOGENATA A MONTECCHIO + MARINELLI, BATTISTI E RUMIZ
Pubblichiamo, sopra e sotto, una galleria random con le foto che ci stanno arrivando dagli amici fotografi e attivisti. Curiosa l’apparizione di un ciclista che è passato come un razzo pochi minuti prima del gruppo… portando con sé un tricolore e generando un inatteso entusiasmo nel clima di indignazione. A lui la vincita morale della Presa in Giro della Padania. Si chiama Bruno d’Ambros, maestro di sci di Recoaro Terme e grande sportivo. Questa la sua testimonianza arrivataci via mail: «Complimenti per l’iniziativa, passando con la bici sopra quelle croci mi è venuta la pelle d’oca. Come sportivo e maestro di sci, dico che dobbiamo difendere lo sport da tutte le strumentalizzazioni politiche». Cercate tra le foto (qui il video) e lo vedrete passare tra l’incredulità degli spettatori che l’hanno creduto il primo del gruppo, in fuga… dalla Padania. Scriviamo spettatori, perché tifosi proprio non c’è n’erano, come sottolineato dal Giornale di Vicenza. Zero tifosi, mille croci. Tra le cose curiose a posteriori, ben visibile nel nostro reportage fotografico, il passaggio della troupe di TVA Vicenza che ha filmato i 7, o forse 8, km dove sono state disegnate le croci, ma nel suo servizio non dice niente. Il non dire va a spasso con il potere? O legittima scelta editoriale? Parliamo solo di sport, puntine e contestazioni classicamente intese. Visibili allora, nel nostro reportage, gli sfregi sulle nostre auto, come sulle croci, probabilmente fatti dagli stessi delinquenti anonimi che hanno gettato le puntine sulla strada o con lo stesso stile di chi su queste si è appigliato per infangare un’operazione civile difficile da contenere: rivelatrice infatti la differenza tra le puntine di TVA Vicenza – quelle raccolte dalla Polizia e anche dai nostri pneumatici – e quelle filmate da La7 con la voce che dice “Questa è la prova…”. Indagatori, indagate! La nostra esperienza di ciclisti ci insegna che non è credibile raccogliere una puntina in salita – come quelle mostrate – e forare in discesa. Questo invece ha dichiarato uno dei dirigenti della corsa. Come Renzo Bossi che afferma alla fine della gara: “anche oggi poche decine di contestatori e migliaia di tifosi”. Guardate l’arrivo a Montecchio e la fumogenata tricolore accesa con gli amici della Lista Civica Essere Montecchio. Senza contare il corteo di centinaia di persone organizzato da Montecchio Slegata e bloccato dalla Polizia in Via Tecchio. La menzogna non ha fine nei luoghi della Padania.
Noi abbiamo dimostrato con determinazione e civiltà che LA MENZOGNA HA FINE NEI LUOGHI DELLLA MEMORIA.
Un appunto finale a riguardo: sui giornali qualcuno ha tirato in ballo il nome di Cesare Battisti. Entrano quindi ora due Cesare Battisti nella nostra storia. Uno, l’eroe italiano morto impiccato dopo essere stato preso su queste montagne a seguito di un’azione tra le più importanti della Grande Guerra; l’altro, il terrorista, sempre italiano, dei nostri giorni. Mi domando quanto incauto, ignorante o imbecille (in-bàculum) possa essere questo qualcuno per alimentare equivoci del genere, specie se pretende di essere un uomo di cultura, in più nato dalle nostre parti. Lo scrittore Marinelli – che, per inciso, nella mia libreria, una delle più poco-prezzate librerie della provincia, non ha mai venduto un libro se non una sola volta a un cliente sottomesso alla pubblicità dei premi letterari – chiude la sua risposta a Paolo Rumiz citando il terrorista Cesare Battisti. Avendo io fatto molta pressione sulla figura di Cesare Battisti eroe, sia nella lettera agli Alpini, sia parlando e scrivendo delle sue gesta ogni qualvolta raccontavo del Corno Battisti, dei suoi sentieri, delle sue gallerie, dei suoi morti, chiamare in causa il Cesare Battisti terrrorista, in una lettera che è un menar il can per l’aia, ossia genuflettersi ossequiosamente sia a Rumiz sia alla Lega per prendere pacche sulle spalle da tutti, ecco, generare questo equivoco, anche inconsapevolmente, per farsi bello ed estetico di fronte a tutti, mi ha fatto nuovamente indignare. Con quale diritto questo “scrittore da salotti letterari” entra nel gioco per invitarci – Rumiz, in prima battuta, tutti noi in seconda – a vivere la realtà prima di “scrivere”. Marinelli, vieni qui a Montecchio a vivere, dove io vivo e lavoro da quando sono nato, e vedrai come sono cambiati gli ultimi vent’anni, da quando sono apparsi i primi manifesti razzisti della Lega! Marinelli, lascia le parole ai coraggiosi sui fatti, come lo è Rumiz, specie come scrittore sul campo, di fare le proprie confessioni! Dove vivi Marinelli? Non sei “scrittore, regista, sceneggiatore, editorialista, drammaturgo contemporaneo, attore e professore di Istituzioni di Regia Teatrale” in giro per i fatti tuoi? Esci dal salotto di carta in cui vivi! La ciminiera e i suoi detrattori sono ancora qui. Concreti. Vieni, vivi e sali. Sali con le mani e con i piedi prima di parlare. Ti aspettiamo, sia io sia Paolo Rumiz. Poi avrai il diritto di parlare per ragion veduta. Le altre ragioni le lascio agli sceneggiatori come te. Questo hai sceneggiato: post-Marinelli, arriva il consigliere Roberto Ciambetti che descrive tutti i contestatori di sabato come “figliocci di Cesare Battisti” terrorista! Come volevasi dimostrare. Che dire a questi due? Neanche perdere tempo. Semplice: non dimenticheremo le loro parole. La memoria concretamente vissuta nei luoghi dove è nata – e la civiltà che essa racchiude, errori compresi – è la nostra forza. E saremo sempre pronti ad usarla. Anche contro costoro.
Un ringraziamento a tutti per la partecipazione, in particolare agli amici e agli artisti più vicini al cuore dell’opera-azione, al nucleo montanaro formato da Giliano Gil Paris, Lorenzo Cisola ed Elena, ai roveretani Claudia Avventi e Michele Toffalori, ai loro compagni, al vicentino Duca Hzg e Marina Menti, a Thea e Manu, etc. etc. Una citazione e ringraziamento speciale alle Forze del’Ordine, con cui ci siamo relazionati in modo complesso e creativo per fare capire che l’arte, coniugata con la memoria, può essere la migliore arma per difendere i diritti delle persone.
Buone transumanze a tutti. Alla prossima.
Alberto Peruffo
PS Nel reportage fotografico al momento sono documentati solo gli ultimi 2,5 km dell’intera opera-azione! Il lavoro fatto durante la notte non è stato documentato Nè da noi né da altri reporter; siamo in attesa di altri contributi raccolti durante la mattina del sabato da fotografi e troupe televisive salite da Anghèbeni.
Fotografie di Alessandro Colombara, Fabio Zancan, Donovan Ciscato (Giornale di Vicenza), Stefano Brunelli, Giampietro Peretti e altri partecipanti.